Quinto titolo della collana Storia diretta da Luigi Ponziani per Ricerche&Redazioni, il volume degli storici Maddalena Della Loggia e Angelo Staniscia contiene lo studio, mai realizzato prima, sulla figura di Ercole Vincenzo Orsini, punto di riferimento nel Ventennio dell’antifascismo in provincia di Teramo. Oltre a quello di Orsini, che risulta il più ponderoso, vengono tracciati altri due profili di comunisti antifascisti teramani: Smeraldo Presutti e Romolo Di Giovannantonio; nella trattazione trovano posto decine di altre figure dell’antifascismo teramano e abruzzese. I comunisti teramani e abruzzesi di cui si parla nel libro – sostiene Ponziani nella sua prefazione – erano «per lo più giovani che avevano aderito alle istanze di emancipazione sociale e politica che erano andate affermandosi all’indomani della Grande Guerra, quando l’esempio della Rivoluzione Bolscevica sembrò potersi espandere e vincere anche in Europa e in Italia... Le tre figure di militanti prese in considerazione sono delineate e studiate nel loro concreto operare, dalla nascita del Partito Comunista fino al tragico epilogo, per due di essi, nelle carceri fasciste e nella Resistenza. Ma, accanto, gli Autori ricompongono un tessuto politico e sociale e una rete di relazioni umane che si allarga a decine e decine di militanti che vanno a comporre un mosaico che arricchisce e amplia le nostre conoscenze sul quel periodo. La difficile militanza dinanzi alla violenza fascista delle origini, la repressione istituzionalizzata durante il regime, gli arresti, le ammonizioni, il confino, l’ostracismo sociale e civile che spesso li accompagna durante tutta la loro esistenza costituiscono un titolo di merito per chi si oppose a un regime coercitivo e illiberale che nulla lasciava di intentato al fine di reprimere e annullare qualsiasi barlume di opposizione. La ricerca ha il merito di dipanarsi senza indulgere, pur nella evidente partecipazione civile agli avvenimenti narrati, a una facile aneddotica attraverso una serrata disamina delle fonti documentarie e bibliografiche che ne costituiscono la base e la sostanziale novità. Dopo alcune e rapsodiche ricerche pionieristiche degli anni Settanta e Ottanta del Novecento, infatti, scarsi sono stati gli approfondimenti che hanno arricchito la relativa bibliografia. Cosicché l’aver oggi riproposto (ma sarebbe bene dire proposto per la prima volta) uno studio d’assieme sui comunisti teramani e abruzzesi durante il fascismo rappresenta un titolo di merito che va a colmare una evidente lacuna storica. Le fonti analizzate sono numerose e diversificate: accanto ai riferimenti bibliografici essenziali, sicuramente la stampa periodica del periodo, ma soprattutto la documentazione d’archivio. Per la prima volta in maniera sistematica la ricerca si è svolta attraverso la consultazione di fondi conservati nell’Archivio Centrale dello Stato, nell’Archivio di Stato di Teramo, nell’Archivio storico del Partito Comunista conservato presso la Fondazione Gramsci a Roma; mentre non è stata trascurata, pur se con le opportune cautele, anche quella limitata memorialistica e “vulgata” orale che spesso ha accompagnato questo tipo di studi. Il risultato che ne è sortito è importante e costituisce un punto di svolta nelle ricerche di genere sottratte alle approssimazioni del passato per essere consegnate a una conoscenza critica di sicura affidabilità.» . |