Settimo titolo della collana Storia, a cento anni dalla “marcia su Roma” e dal primo governo Mussolini questo saggio di Luigi Ponziani, circoscritto al fascismo abruzzese, arricchisce la nostra conoscenza intorno a un periodo storico ancora al centro del dibattito storiografico nazionale. L’orizzonte regionale al cui interno si colloca la ricerca e l’ambito cronologico prescelto si prestano a una lettura capace di cogliere sia gli elementi di originalità del fenomeno fascista, sia le modalità attraverso cui si è radicato in periferia contribuendo a meglio definire, nelle sue effettive dimensioni e nei suoi caratteri, un regime che si dichiarò “totalitario”.
Lo sguardo “locale” ci restituisce una immagine del fascismo abruzzese che, ben oltre gli orpelli di pura facciata che accompagnano la costruzione del regime, “paga” un pegno nient’affatto secondario alle vecchie classi dirigenti che si acconciarono con impressionante tempismo ai nuovi dettami che nazionalmente si affermavano, senza peraltro batter ciglio rispetto alla violenza senza precedenti che anche localmente si abbatteva sulle ancor gracili organizzazioni politiche e sindacali che il movimento operaio e contadino si era dato e si procedeva allo smantellamento di quel sistema di libertà che faticosamente si era affermato a partire dall’Unità. «Il lungo decennio preso in considerazione diviene un osservatorio nient’affatto secondario per cogliere, dalla periferia e con maggiore pregnanza, i tratti salienti di un movimento, di un partito, di un regime visti nel loro concreto (e spesso contraddittorio) operare.»
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