La presenza di un sistema che amministri la giustizia in un territorio è connaturata nell’essenza stessa degli uomini e della convivenza tra di loro. È inevitabile che i rapporti umani, in ogni società, abbiano dei momenti di frizione che necessitano di persone che rappresentino le diverse e contrastanti istanze e di qualcun altro che giudichi e attribuisca la ragione o il torto. In ogni territorio, dunque, vi è chi supera i confini dettati dalla legge, divina o degli uomini che sia, e vi è chi si incarica di difenderne l’operato, e chi giudica il rispetto o meno della legge stessa. Tale sistema va inquadrato all’interno di norme prefissate perché, altrimenti, tutto sarebbe mero capriccio e arbitrio. Anche Teramo, con il suo territorio e la sua gente, ha avuto e ha uomini destinati a tali funzioni e regole che hanno disciplinato e disciplinano la loro azione.
Il libro dell’Avv. Gianfranco Cocciolito ripercorre in modo scrupoloso e dettagliato, pur se con un linguaggio volutamente non tecnico e divulgativo, l’affascinante evoluzione dell’amministrazione della Giustizia e dell’Avvocatura nel Teramano. Una strada assai lunga che prende avvio dall’epoca greca e romana, attraverso il medioevo, passando per i Borboni, i Savoia e la Repubblica. Vengono descritte puntualmente le diverse regole con le quali la giustizia veniva amministrata nei diversi periodi storici e si descrive in quale modo l’Avvocatura teramana si sia affermata nel tempo, da Maione, avvocato dell’Imperatore presente a Teramo nell’873, fino alle lotte per la libertà, per l’affermazione dell’alto ruolo sociale dell’Avvocatura. In definitiva, una ricca e appassionante rassegna delle più illustri carriere dell’Avvocatura teramana, dal suo nascere fino agli anni Cinquanta del Novecento. In copertina: Gennaro Della Monica (Teramo, 1836-1917), "Bruto condanna a morte i propri figli", 1886, tempera su muro, 325 x 725 cm, Teramo, Palazzo del Collegio San Carlo, Via Melchiorre Delfico (ph. Franco Giuliani, g.c.)
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