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Della importanza di far precedere le cognizioni fisiologiche allo studio della filosofia intellettuale

Melchiorre Dèlfico

Della importanza di far precedere le cognizioni fisiologiche allo studio della filosofia intellettuale

a cura di Aldo Marroni

€ 10

ISBN 978-88-88925-13-4
Ricerche&Redazioni, 2007
12x19 cm | 72 pp | 210 g
Piccola Biblioteca Scientifica Abruzzese (3)

Curata dal filosofo Aldo Marroni la ristampa del testo in cui Melchiorre Delfico, già molto avanti negli anni, “sapeva di avervi affrontato il problema intorno al quale s’era aggirato il suo pensiero in tutta la sua vita scientifica”: la testimonianza filosoficamente più alta del suo legame con gli illuministi francesi, che lo consideravano il vero rappresentante in Italia del secolo dei Lumi.

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ISBN 978-88-88925-13-4
Ricerche&Redazioni, 2007
12x19 cm | 72 pp | 210 g
Piccola Biblioteca Scientifica Abruzzese (3)
La memoria dal titolo Della importanza di far precedere le cognizioni fisiologiche allo studio della filosofia intellettuale venne elaborata da Delfico nel 1823 in occasione di una seduta dei membri dell’Accademia Reale delle Scienze di Napoli.

Giacinto Pannella e Luigi Savorini la ripubblicarono nel III volume delle Opere complete, stampate in Teramo dall’editore Fabbri, tra il 1901 e il 1904. Lo scritto è riproposto all’attenzione della comunità filosofica e degli studiosi di cultura regionale, nella stessa versione leggibile nelle citate Opere.

L’illuminante introduzione e le puntuali note al testo del filosofo Aldo Marroni offrono l’opportunità di cogliere appieno il profondo significato filosofico dello scritto, lo stimolante contesto intellettuale entro cui Delfico operò da protagonista, la visione cosmopolita che lo ha ispirato e infine il prestigio di cui ha goduto tra gli illuministi più radicali, come si evince dalla straordinaria lettera di Destutt de Tracy pubblicata in appendice al volume.

Con questo suo scritto, Delfico ci offre un compendio importante del suo pensiero e una testimonianza del suo forte legame con la filosofia francese del suo tempo, segnatamente con quella del sensista Condillac, del medico-filosofo Cabanis e di Destutt de Tracy. Giovanni Gentile definì questa memoria un testo nel quale il filosofo teramano, già molto avanti negli anni, “sapeva di avervi affrontato il problema intorno al quale s’era aggirato il suo pensiero in tutta la sua vita scientifica”. È impossibile, infatti, comprendere il Delfico riformatore politico ed economista senza aver prima chiarito la visione del mondo implicita in ogni sua decisione. Lo scritto è la testimonianza filosoficamente più alta del suo legame con gli illuministi francesi che lo consideravano un loro autorevole sodale.

Non è dunque senza motivazione che Eugenio Garin lo ha ritenuto il vero rappresentante in Italia del secolo dei Lumi.

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